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Lo Hobbit : la battaglia delle cinque armate – La recensione

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Si chiude il viaggio del hobbit Bilbo Baggins (Martin Freeman) in compagnia dei nani, finalmente rientrati in possesso dell’enorme tesoro accumulato dal drago Smaug (Benedict Cumberbatch) nei recessi di una montagna strategicamente importante per il futuro dell’intera Terra di Mezzo. Riuscirà il piccolo hobbit a scampare all’incredibile battaglia tra i cinque eserciti (umani, elfi, nani e ben due armate di orchi!) che si contendono queste incredibili ricchezze e alla follia dell’amico re dei Nani Thorin (Richard Armitage), accecato dalla cupidigia risvegliata dall’oro del suo popolo?

Sono due i lati positivi di questo terzo e ultimo film de Lo Hobbit: dura due ore e spicci e Peter Jackson ha promesso di aver finalmente chiuso il capitolo degli adattamenti tolkeniani.
Il resto è una brutta copia imborghesita e melensa de Il ritorno del Re, già non il miglior film della prima, ispirata trilogia.

Un Peter Jackson in piena crisi creativa ed esistenziale sbaglia quasi tutto, proponendo scene di grande epica ma prive dell’ispirazione e del sentimento del primo grande viaggio nella terra di mezzo. Qualche attore ci mette del suo e Richard Armitage fornisce una grande prova con il suo Thorin quasi shakesperiano, ma i devastanti dieci minuti finali che sviliscono personaggi antologici come il Thranduil di Lee Pace e l’eterno Legolas di Orlando Bloom solo in nome dell’effetto prequel meritano solo un’uscita anticipata dalla sala.

Lo Hobbit la battaglia delle cinque armate è un film riservato agli irriducibili tolkeniani, ai fanatici del fantasy classico o agli inguaribili completisti. In una settimana tanto piena di proposte interessanti, Fuoriporta vi consiglia di puntare su altre pellicole.

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