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The Boy and The Beast – la recensione

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Dopo aver perso la madre e non riuscendo a contattare il padre, il giovane Ren sfugge al controllo dei parenti che dovrebbero adottarlo e comincia a vivere come un vagabondo per le strade di Tokyo. Dopo una notte difficile per le strade illuminate di Shibuya, il ragazzino incontra un enorme bestia atropomorfa di nome Kumatetsu. Questi chiede a Ren se voglia diventare il suo apprendista e gli dà il soprannome di Kyuta. L’umano segue Kumatetsu nel mondo delle bestie, un universo parallelo dove presto si consumerà una sfida tra i più forti abitanti per aspirare presto alla carica di gran maestro. Seppur tra mille litigi e incomprensioni, i due strani soggetti riusciranno a trovare un’alchimia sfuggente tra allievo e maestro (anche se non sempre è chiaro chi dei due sia chi), in un rapporto che riuscirà a colmare anche altri vuoti delle loro esistenze.

Un adattamento finalmente scorrevole e un doppiaggio davvero memorabile a cura di Massimiliano Alto (con un Pino Insegno strepitoso) regaleranno al pubblico italiano una visione ancora più piacevole del film d’animazione più premiato nel 2015 in Giappone.
The Boy and The Beast è un lungometraggio solido ma con poche sorprese, almeno per quanti abbiano una certa familiarità con gli echi del folklore giapponese e cinese. A livello tecnico invece è davvero meraviglioso, una fusione perfetta di linee mordibile, chara design essenziale ma espressivo e grande cura in fase d’animazione.

In un periodo in cui i film per famiglie latitano così tanto, è un vero peccato che rimanga nei nostri cinema solo per 48 ore e per giunta negli infrasettimanali. The Boy and The Beast sarà al cinema solo il 10 e 11 maggio.

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